La riforma della F1 la distruggerà
Di Carlo Pelanda (21-10-2008)
Potrà essere significativo un campionato di Formula 1 dove le scuderie adottano tutte uno stesso motore fornito da un unico costruttore? La proposta viene da Mosley, presidente della Federazione internazionale dell’automobilismo sportivo. Le motivazioni sembrano essere la riduzione sia dei costi delle scuderie sia delle differenze di prestazioni tra loro. Lo scenario desiderato, non si sa ancora quanto condiviso dalle scuderie, sarebbe quello di corse più combattute perché all’equilibrio tecnico corrisponderebbe un maggior peso dell’elemento umano. Non sta in piedi, c’è altro sotto.
Le formule
basate sull’equilibrio tecnologico, per esempio le monomarca, portano al
risultato visivo di un gruppone di auto dove i piloti si distinguono o per
rischi eccessivi o perché il pilota è super o per un assetto azzeccato per
quella specifica pista. Se questo fosse un paragone accettabile, allora nella
nuova Formula 1 i protagonisti sarebbero i piloti ed i loro team, ma non più le
grandi case costruttrici. Che interesse avrebbero, infatti, a rischiare il loro
marchio se non possono far valer la potenza dell’investimento? McLaren, Red
Bull, Force India, ecc., usando motori
di altri ed essendo assemblatori specializzati, avrebbero un vantaggio. Ma
perché
Carlo Pelanda